venerdì 1 ottobre 2010

LA GENERAZIONE SCOLASTICA DEGLI ANNI '10 di Ottavio Pugliares


Puntuali, come un orologio svizzero, sono arrivati, anche quest’anno, gli scioperi degli studenti e le contestazioni di vario genere ,organizzati da centinaia di rappresentanti d’istituto in tutta Italia, contro le decisioni prese dal ministro dell’Istruzione di turno riguardo al nuovo anno scolastico: il risultato è che ci ritroviamo migliaia di studenti in protesta (magari non sapendo nemmeno per cosa) che si godono delle belle giornate di fine settembre, senza essere oppressi da 5 ore di lezione sui banchi. Un giorno di vacanza non dispiace mai a nessuno, ma sorge un problema: perché un’arma potente, come lo sciopero, viene scambiata per un giorno di “calia”? Ma soprattutto, ammesso che ci sia una buona partecipazione, perché la massa si deve comportare come un gregge che segue il suo pastore, senza alcuna riflessione personale? Ogni sciopero presenta sempre lo stesso slogan di base: “ Niente tagli, vogliamo una scuola migliore”. Ciò presuppone che i manifestanti abbiano un’opinione negativa della scuola e di conseguenza pretendano delle riforme. Legittimo. Ma, perché ad ogni tentativo di riforma si scatenano cortei per protestare, in pieno stile ‘68? Se si afferma che una proposta del Ministro vada male, questo presuppone che non sia adatta all’idea di scuola che si ha in mente. Ma, con migliaia di dissidenti, perché non emerge una proposta concreta, che tenga conto del limitato budget dovuto al debito pubblico?
Per esempio, secondo il mio modesto parere, la scarsa qualità della scuola italiana dipende anche dai programmi studiati, che non permettono lo sviluppo delle abilità richieste dall’università e dal mondo del lavoro. Si studia troppo e male, si discute di conoscenze fini a se stesse che non hanno un’applicazione nella vita reale. Si è troppo ancorati al passato remoto e si trascurano gli eventi contemporanei, con una conseguente capacità riduttiva di elaborare un pensiero proprio(e torniamo agli scioperi di prima). Tutto questo si ripercuote successivamente nel rapporto con la politica, in quanto, se ci fosse una vera conoscenza del Novecento( non solo lo studio dei regimi totalitari fascisti, ma ci sarebbero pure gli 80 milioni di morti dei regimi comunisti in una visione paritaria, ma ora non pretendiamo troppo), ci renderemmo conto di vivere in un periodo per nulla tragico e mai, come adesso, si ha la piena potenzialità di sviluppare un pensiero libero e autonomo.

4 commenti:

Faber ha detto...

CORRETTO

"Niente tagli, vogliamo una scuola migliore" è un motto che non passa mai di moda. Nè lo farà finchè un governo non sarà in grado di risolvere i problemi dell'istruzione.

Tu Ottavio critichi giustamente la massa che si comporta come un gregge che segue il suo pastore: ma esistono ancora questi i pastori? Finchè la risposta sarà sì non tutto sarà perduto. Quando mancheranno anche i pastori potremo davvero celebrare i funerali del libero pensiero.

E infine: non credo che il deficit pubblico sia un buon motivo per distruggere la scuola. Il deficit pubblico è anzi un buon motivo per fare il contrario! E questa non è demagogia.. =)

Ciaoo!!

Fabiano ha detto...

Come spesso accade, anche stavolta mi trovo pienamente d'accordo con il mio buon amico fabrizio; il debito pubblico non presuppone che sia l'istruzione la vittima sacrificale destinata ai tagli, anzi, se guardiamo i dati europei, durante questa crisi, gli altri paesi hanno potenziato la pubblica istruzione, dirottando verso altre strade i tagli comunque necessari. Bisogna dunque protestare contro le scellerate decisioni dei politici che , puntualmente ad ogni legislatura, ci propinano una nuova riforma dell'istruzione, creando soltanto un bel macello...utilizziamo allora questo importante strumento contro chi prova a toglierci la cultura che, come dicevano gli antichi, rende l'uomo libero.

Ottavio ha detto...

ciao ragazzi!:) Il mio articolo è volutamente provocatorio per esprimere un concetto banale, ma complesso al tempo stesso: ma noi studenti come vogliamo davvero la scuola? Un'isola felice della contemplazione della cultura oppure decisamente orientata ad una formazione universitaria e quindi pratica? Il problema, secondo me, risiede in questo frullato di un'enorme quantità di argomenti, di tante ore passate a scuola e di altrettante ore passate a casa a studiare, ma il tutto condito da un odioso ciclo ripetitivo di spiegazione,interrogazione,compito in classe, che dal mio punto di vista impedisce la creazione ogni "sensazione positiva" legata agli argomenti studiati e quindi, senza interesse, i risultati a lungo termine sono scadenti. Senza dimenticare che, fuori dalla scuola, non ci siano argomenti da discutere tra amici nel tempo libero, a dimostrazione dell'odiosa costrizione già definita. Un altro problema legato alla scarsa qualità della scuola è causato dall'ottusa mentalità familiare, per cui il figlio "debba" necessariamente laurearsi ad ogni costo in una professione remunerativa, senza alcuna predisposizione per essa. E' falsissimo (concedetemi questo termine) che non ci siano opportunità lavorative in Italia. Nel campo artigianale/industriale c'è una disperata necessità da parte di numerose aziende di manodopera qualificata, come carpentieri, elettricisti, idraulici, gruisti,ecc... e sono costretti ad assumere gli immigrati, non solo perché possano risparmiare qualcosa, ma perché non riescono a trovare queste figure professionali. In sostanza si deve iniziare a rivalutare il lavoro manuale e non dare per scontato che un giovane debba necessariamente imbattersi in un lavoro intellettuale. Per cambiare la struttura scolastica, dobbiamo cambiare queste piccole cose e, dopo aver tagliato, si debbano reinvestire quei soldi in qualcos'altro. Una cosa che non si è detta, ad esempio, è che con la Gelmini le attività d'eccellenza, come le olimpiadi di matematica(ma non solo, anche tutte le altre), vengano remunerate adeguatamente( da 600 a 1000 euro per i migliori 100 d'Italia e a determinate condizioni anche vacanze studio all'estero).

Liborio ha detto...

Caro Ottavio, hai pubblicato Un giusto articolo di polemica contro il mondo della scuola e la mentalità "chiusa" in Italia.
Come dice fabiano,E' purtroppo quasi indecoroso che, durante una crisi di tal proporzioni come stiamo vivendo, si continuino a tagliare fondi per la scuola pubblica mentre altri paesi europei potenziano maggiormente il mondo scolastico attraverso scuole maggiormente specializzanti.

Volevo invece informarti che durante il mio ultimo anno di scuola di scuola superiore, la nostra professoressa di Storia e Filosofia ha voluto proprio iniziare il programma di Storia partendo dagli anni del Dopoguerra,con la nascita della Costituzione Italiana per arrivare agli anni '90 (tuttavia solo accennati)e in seguito ripercorrendo l'intero programma di storia dalla fine dell'800 fino alla seconda guerra Mondiale. Posso ben dire che oggi, entrato definitivamente nel mondo universitario, questo diverso metodo seguito per lo studio della storia, sta ampiamente giovando allo studio delle materie giuridiche che lambiscono l'italia del dopoguerra.

In conclusione: sono molto d'accordo con te che bisogni riformare il mondo scolastico, tuttavia ricordiamoci sempre come gli studenti Italiani furono per molti anni assai richiesti dal globale mondo del valoro per la loro grande preparazione, ma, in un mondo in così grande evoluzione, bisognerebbe trovare nuovi metodi di studio che si adattino ai tempi, sempre tuttavia non trascurando il vecchio metodo.