giovedì 18 novembre 2010

” spero di meritare dopo una vita intera un sasso su cui sia inciso non cambio’ bandiera ! “ di Liborio Di Franco

Il Colleoni porta inciso sulla sua tomba proprio l'epitaffio che dà il titolo a questo articolo. Una frase che risuona beffarda, stando alle ultime cronache politiche riguardanti Gianfranco Fini. L’ affaire monegasco, di per sé poco significativo per gran parte degli italiani, assume invece un valore particolare per quel popolo della destra italiana che custodisce gelosamente la memoria dell’ MSI di Almirante e dei martiri caduti nella lotta politica degli anni settanta. Si tratta , di un valore che va ben oltre i cinquanta metri quadri della casa e che ha una componente “affettiva e nostalgica” che il Presidente della Camera non deve aver ben calcolato o, addirittura, essendosi ormai completamente distaccato dalle proprie radici culturali e partitiche, non deve aver considerato affatto.


Gianfranco Fini, ospite di ‘Vieni via con me’ ha elencato i valori e i compiti della destra come quello di far emergere “l’Italia che ha fiducia nel futuro perché ha fiducia in se stessa, non dobbiamo costruirla dal nulla - c’è già, bisogna solo far sentire la sua voce, la sua voce profonda, anche questo è il compito della destra”.
Per il presidente della Camera la destra considera “solidali e quindi meritevoli di apprezzamento le imprese e le famiglie che danno lavoro agli immigrati onesti, i cui figli domani saranno anch’essi cittadini italiani perchè la patria non è più solo terra dei padri. Ma oggi nel 2010, per crescere insieme unito, il nostro popolo non può confidare solo sulla sua proverbiale e generosa laboriosità, gli italiani hanno bisogno di istituzioni politiche autorevoli, rispettate, giuste.
Per questo destra vuol dire senso dello Stato e dell’etica pubblica, cultura dei doveri. Per la destra lo Stato deve essere efficiente ma non invadente, spendere bene il denaro pubblico senza alimentare burocrazie e clientele, per la destra solo lo stato deve garantire che legge è uguale per tutti, che deve combattere gli abusi e il malcostume, deve valorizzare l’esempio degli italiani migliori”.
“Per questo - dice Fini - bisognerebbe insegnare fin dalla scuola che due magistrati come Falcone e Borsellino sono davvero eroi e che sarà grazie al loro sacrificio che un giorno la nostra Italia sarà più pulita, più libera, più bella, più responsabile, attenta al bene comune, più consapevole della necessità di garantire che chi sbaglia paga e chi fa il suo dovere viene premiato. La destra sa che senza autorevolezza e buon senso delle istituzioni, senza autorità della legge, senza democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri non c’è libertà ma anarchia, prevalenza dell’arroganza e furbizia a discapito dell’uguaglianza dei cittadini."


Se per tutti questi anni l’alleanza con il re di Arcore e’ andata sempre bene a Fini, se i suoi colonnelli (come Fabio Granata ad esempio) fino alle elezioni politiche del 2008, non hanno sollevato alcuna questione nell’ essere candidati nelle stesse liste accanto a Dell’Utri o ad altri personaggi (in odore di qualche illegalità), come mai d’ improvviso i finiani si sono svegliati dal torpore in cui erano caduti ? Come mai oggi sollevano questioni di legalita’, di conflitto di interessi, di liberalita’ all’interno del partito, quando per quindici anni le hanno taciute sebbene fossero arcinote? Sono domande che si dovrebbero porre ma che interessano una intera comunita’, disorientata e delusa, da colui che e’ stato per tanti anni il leader maximo , rispettato e temutissimo, proprio a causa di una gestione di quella che fu AN, caratterizzata dal soffocamento di ogni dissenso interno. Sarebbe il caso che Fini rispondesse a queste domande, se non altro per tentare di salvare quella sua credibilita’ personale che oggi e’ diventato un capitale fortemente svalutato agli occhi della "sua" gente.

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