domenica 2 giugno 2013

IL FATIDICO "OUI" CHE LI HA RESI SPOSI; MA E' DAVVERO NECESSARIO?

                                                articolo di
                                       Liborio A. Di Franco
Hanno detti "oui" e si sono sposati. In una cerimonia toccante a Montepellier si è tenuto il primo matrimonio gay della Francia, tra Vincent Autin, 40 anni, e Bruno Boileau, 30 anni, celebrato dal sindaco della città. Enormi le misure di sicurezza adottate mentre affermava di aver compiuto 
"un passo avanti nella modernizzazione del nostro Paese".

Di ovvia fazione opposta il cardinale Angelo Bagnasco,
"E' un vulnus grave alla famiglia, che ovunque nel mondo, non solo nel nostro Paese, e' il presidio dell'umano, dove i bambini, le nuove generazioni vengono non solo concepite e generate ma educate, come e' diritto e dovere primario e fondamentale dei genitori, di un papa' e una mamma che nella loro completezza di personalita' danno ai propri figli una educazione integrale nella liberta' di ciascuno ".

Tralasciando le reali posizioni in cui ci si possa trovare, siamo veramente sicuri che il matrimonio sia l'unica opportunità offerta dalla legge per un riconoscimento sulla "coppia di fatto"?

"La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" 
partendo infatti dall'articolo 29 Costituzione, secondo molti autori, si indica la preferenza dell’ordinamento nei confronti della famiglia fondata sul matrimonio.

Secondo alcuni addirittura senza matrimonio non esisterebbe famiglia, né diritti e doveri riconosciuti. Ma E’ davvero così?
Bisogna tener presente che l’art. 2 della nostra Costituzione tutela "i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità".
Affermare che la famiglia di fatto non sia una formazione sociale dove si svolge la personalità dell’individuo è senz’altro insensato.
La famiglia di fatto non ha, comunque, rilevanza solo per le coppie composte da un uomo ed una donna, ma anche per le coppie di persone dello stesso sesso.
Già nel 1994, infatti, il Parlamento Europeo sanciva il principio di non discriminazione per le coppie
 omosessuali.

La risposta è: con il contratto di convivenza.
Il contratto di convivenza può stabilire in modo chiaro e semplice i diritti e doveri della coppia. Inoltre, nel caso dovessero cambiare alcune cose è sempre possibile stipulare un nuovo contratto.
Può stabilirsi che ogni anno vadano riconsiderati alcuni elementi del contratto, per essere sicuri e non avere dubbi su eventuali cambiamenti economici avvenuti nel frattempo.
E’ possibile addirittura stabilire un diritto di abitazione per uno dei conviventi anche dopo la rottura del rapporto. Si può anche lasciare l’immobile al convivente in caso di decesso, ma tutti gli elementi patrimoniali vanno considerati in modo molto accurato, per evitare azioni giudiziali da parte degli eredi del convivente che è venuto a mancare.
Vi sono infatti altri modi per tutelare i diritti successori del convivente, (tutti legali e consentiti dalla legge Italiana!),ma non sono questi, in quanto il giudice dichiarerebbe senz'altro nullo il contratto.
"Sono perche' tutti abbiano gli stessi diritti, per i diritti individuali ma non per quelli di coppia. Non mi risulta che ci sia questa necessita' dei matrimoni", 
"Sono contenta che si apra questo dibattito, ascoltero' la loro proposta di legge. Mi informero' e ascoltero': solo i paracarri non cambiano mai idea, sono disponibile ad un confronto". La legge francese sui matrimoni gay le piace? "No, assolutamente no, perche' bisogna copiare dai francesi? Ognuno ha la propria tradizione", ha spiegato cosi' Daniela Santanche', deputato Pdl.

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