venerdì 6 dicembre 2013

COSA SUCCEDE DOPO L'INCOSTITUZIONALITA' PARZIALE DEL PORCELLUM

Il punto di vista di Walter Bressi

La sentenza con cui ieri la Consulta ha bocciato, sia pure parzialmente, la legge Calderoli, meglio nota come “Porcellum”, è un duro colpo alla democrazia del nostro Paese, e cerchiamo di spiegare brevemente il perché. È anzitutto censurabile la scelta dei Giudici, intervenuta peraltro con colpevole e biasimevole ritardo, di non schierarsi apertamente per la costituzionalità o l’incostituzionalità dell’intero Porcellum, optando viceversa per una tecnica “di ritaglio”, sindacando solo alcuni aspetti controversi della normativa, senz’altro non secondari.
I risultati sono devastanti. Con questa sentenza di incostituzionalità parziale, il Porcellum non solo rimane in vigore, ma se possibile ne esce peggiorato. Una volta venuto meno il premio di maggioranza, infatti, si segna il definitivo ritorno a un sistema proporzionale puro, lo stesso che era in vigore nei famigerati anni della cosiddetta Prima Repubblica. Inutile dire che riportare indietro le lancette dell’orologio a nulla serve se non ad assicurare, almeno nell’immediato, ulteriore instabilità politica che non aiuta certo lavoratori e imprese, e a nostro avviso giova soltanto a chi dall’instabilità in questione ne trae profitto, come le banche creditrici dell’Italia, gli Euroburocrati e, ultimi solo in ordine di elencazione, i giullari penta –stellati. Svanisce, dunque, il “sogno” di aver potuto prontamente disporre di una normativa certa e funzionale allo scopo della stabilità come poteva essere la legge Mattarella, che sarebbe automaticamente “riemersa” nel caso di annullamento totale del Porcellum, in modo da poter arrivare subito ad elezioni democratiche che avrebbero condotto all’insediamento del primo governo popolarmente legittimato da due anni a questa parte.
Ma c’è un dato ulteriore, che a mio avviso merita maggiore considerazione. Neri risvolti di questa decisione, si intravede infatti la presa d’atto della sostanziale immobilità del nostro Parlamento, ridotto a organo ratificatore di decisioni già prese altrove, avvilito dalle beghe interne dei partiti e sminuito dal deciso e incostituzionale interventismo politico del peggior Presidente della Storia Repubblicana. È una resa, a tutti gli effetti. È come riconoscere che l’organo che la Costituzione aveva voluto al centro del sistema politico-istituzionale, poiché rappresentativo degli interessi dei cittadini, è diventato un corpo alieno al sistema stesso, che è possibile scavalcare anche nelle decisioni più significative inerenti al suo stesso funzionamento ordinario. 

Non è un mistero che nella storia gli atteggiamenti ostili nei confronti del Parlamento e dei Parlamentari si siano sempre rivelati anticipatori di una qualche forma di riduzione delle libertà democratiche. Occorre pertanto che la crisi parlamentare attuale vada risolta così come è stata risolta in Francia, ossia con una nuova Costituzione che ridefinisca gli equilibri tra i poteri dello Stato, ponendo comunque sempre al centro il valore della dignità umana come fondante della nostra comunità nazionale.

Nessun commento: