mercoledì 27 ottobre 2010

CARA FIAT, HAI ORGOGLIO O VERGOGNA DELLA TUA ITALIANITA'? di Claudio Forestiere

Le dichiarazioni di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, hanno scatenato il nuovo caso nazionale: "Nemmeno un euro dei due miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre". Il dato economico è oggettivo: produrre automobili in Italia costa più che in Cina, India, Corea e delocalizzare la produzione è il leit-motiv della tendenza globalizzante odierna. Stabilire i confini di dove finisce la competitività del comparto produttivo italiano e di dove comincia l'ingratitudine di Marchionne verso lo Stato (che più volte ha aiutato la Fiat ad uscire dalla crisi), è un compito difficile: da una parte si deve constatare la presenza sempre più asfissiante dei sindacati dei lavoratori all'interno dell'industria e un assenteismo dal posto di lavoro che raggiunge il 50% quando l'Italia gioca i Mondiali di calcio, dall'altra ci si chiede dov'è finita quell'azienda che si è tanto fregiata del suo marchio "Made in Italy".
Se proprio dovesse abbandonare l'Italia, spero che la FIAT abbandoni anche il suo nome, perchè quello appartiene solo all'Italia e agli Italiani, a coloro che hanno acquistato come prima automobile una 500 e a coloro che non possono (ma anche non vogliono, orgogliosamente) sostituire la propria vecchia Panda. Poi facciano pure le loro automobili con gli occhi a mandorla.

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