martedì 10 febbraio 2015

10 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO


Con la legge n.92 del 30 marzo 2004, il Parlamento Italiano decise finalmente di istituire il "Giorno del Ricordo", a memoria delle tante vittime massacrate ed infoibate nel secondo dopoguerra e di oltre 250mila esuli italiani, costretti a lasciare le proprie case in virtù del "trattato di pace" di Parigi, che di fatto consegnava alla Jugoslavia territori in cui "anche le pietre parlano italiano".

L'istituzione del Giorno del Ricordo è stata tutt'altro che una ovvietà in un Paese come il nostro, in cui il Presidente della Repubblica (Pertini) rese omaggio alla bara del boia comunista (il maresciallo Tito, responsabile del genocidio italiano in quelle terre di confine), o dove tuttora c'è chi riveste ruoli istituzionali di rilievo e tenta di nascondere o mistificare la verità sulle Foibe.

Oggi, 10 febbraio, abbiamo TUTTI il dovere di ricordare, sgomberando il campo da partigianerie varie dettate da logiche partitiche e da grossolani tentativi di negazionismo, perchè oggi ogni vero Italiano è anche Dalmata e Giuliano.

giovedì 5 febbraio 2015

DANTE ALIGHIERI ERA "CHARLIE", NOI OCCIDENTALI NO.

Articolo di Walter Bressi

I contrasti tra il modo di pensare occidentale e la cultura islamica hanno origini assai antiche. Già il Sommo Poeta Dante, nel canto XXVIII dell'Inferno, quello dei seminatori di discordia, raffigura il profeta di Allah squarciato dal mento "fin dove si trulla", con le interiora che gli penzolano tra le gambe (indicato con la ben più volgare perifrasi "'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia"). Nella logica del contrappasso, Dante rimproverava a Maometto non tanto di professare una falsa religione, ma di aver spezzato l'unità della fede in Medio Oriente, che infatti dall'ascesa dell'Islam in poi assumerà connotati completamente differenti ed avrà modo di scontrarsi anche bellicamente con l'Europa Cristiana.
Più recentemente a fare scalpore è stato il film della regista francese Cheyenne Carrone, L'Apôtre (L'apostolo in lingua italiana), che racconta la storia di un giovane mussulmano che colpito da alcune vicende personali decide di convertirsi al cattolicesimo, provocando così l'ira dei suoi ex fratelli di preghiera che gli cambiano letteralmente i connotati. L'Apôtre non vedrà mai le sale cinematografiche. La sua proiezione è stata infatti bloccata dalle Autorità competenti francesi per "prevenire il rischio di attacchi", dopo le stragi di inizio gennaio. E non è il primo caso di "censura preventiva" adottata in Francia a tutela della coesione sociale con la folta comunità musulmana che lì vive e prospera. Stessa sorte è infatti toccata a “Timbuktu”, il film di Abderrahmane Sissako, premiato all’ultimo Festival di Cannes e candidato agli Oscar. La pellicola è un appassionato appello contro l’islamismo jihadista, e ne mostra tutto l’orrore in Mali, paese natale della moglie di Amedy Coulibaly, l’attentatore del supermarket kosher di Parigi. Il tutto a distanza di poco più di dieci anni dalla barbara uccisione di Theo Van Gogh, reo di aver delineato, in un cortometraggio di 10 minuti dal titolo "Submission"(che è la diretta traduzione del termine Islam) la condizione di inferiorità e deteriorità della donna nella cultura islamica.
Insomma va bene essere tutti Charlie, ma alla prova dei fatti l'Europa del terzo millennio, invaghita da un delirio multiculturalista, pur di non trattare temi scomodi per le sue comunità musulmane, preferisce sottomettersi a esse. E chi la pensa diversamente diventa all'improvviso islamofobo e razzista. Il tutto ovviamente in aperta contraddizione con i principi di libertà e democrazia che i popoli europei si sono conquistati col sangue negli ultimi secoli. Libertà che copre tanto la satira(a volte volgare) come poteva essere quella di Charlie Hebdo, tanto quella di poter semplicemente trattare temi legati alla cultura islamica denunciandone, ove occorra, i lati oscuri.
Occorre una presa di coscienza da parte dei popoli europei, che in questo particolare momento storico hanno due strade davanti a loro : porgere l'altra guancia all'Islam e rinunciare alla propria libertà, oppure ribellarsi pur di difendere i principi cardine delle nostre democrazie.

martedì 27 gennaio 2015

LE PEN, TSIPRAS E IL SUPERAMENTO DELLA VECCHIA CONTRAPPOSIZIONE TRA DESTRA E SINISTRA di Walter Bressi

A sentire le parole di Marine Le Pen nel dibattito contro Massimo D'Alema andato in onda appena una settimana fa negli studi di Giovanni Floris a "Di Martedì" sembra quasi di rileggere, ovviamente in chiave moderna, “L'elogio della democrazia ateniese” di Platone, piuttosto che Alexis de Tocqueville, noto emigrante francese nei neonati Stati Uniti della prima metà dell'800, che nella sua opera più importante, “La Democrazia in America”, scrive che "in generale, la democrazia dà poco ai governanti e molto ai governati". 

Nel suo rivendicare con forza la necessità di un governo della cosa pubblica "dal popolo, per il popolo", Marine Le Pen mette in imbarazzo un convinto europeista come Massimo D’Alema, che si dimentica di aver fatto parte per anni di un partito che giustificava le invasioni armate dell'Unione Sovietica in Ungheria e Polonia, e fa un elogio tocquevilliano proprio agli Stati Uniti, dipinti come il tempio della perfetta integrazione laicista, multiculturalista e multirazziale. Tralasciando il fatto che gli Stati Uniti, come Madame Le Pen non manca di sottolineare, non sono proprio l'esempio migliore che si possa portare. In primo luogo perchè si tratta di una nazione fondata sul l'immigrazione e su quelle carestie cicliche che spinsero milioni di europei (italiani inclusi) a riversarsi oltreoceano spodestando coi fucili la popolazione che lì vi si era insediata da secoli. In secondo luogo perché gli Stati Uniti, al contrario dell'Europa, sono una nazione che ha superato l'infamia della segregazione razziale solo da pochi decenni, e dove il mito della perfetta integrazione è tutt'altro che raggiunto. 
Ad ogni modo ciò che la Le Pen rileva, ed è quello che ci deve interessare per davvero, è questo dato di fondo: la contrapposizione classica tra destra e sinistra è finita. Certo, Massimo D'Alema è un uomo che si dice di sinistra, e può sembrare normale che in un dibattito non vada d'accordo con quella che al momento sembra essere, indiscutibilmente, la leader della destra europea. Eppure lei stessa lancia un messaggio chiaro a tutti quelli che la sostengono. Bisogna essere aperti a tutti i movimenti che pure da posizioni diverse mostrano una certa aspirazione alla libertà. 
Prova di questo sono le dichiarazioni esultanti rilasciate dopo la nuova rivoluzione greca di Alexis Tsipras, uomo che di sinistra lo è davvero, perché nel suo programma si trovano proposte care a questa fazione politica, come l’aumento del salario minimo dei Greci da 500 a 750 euro mensili, nonché la ricostruzione dello stato sociale che le imposizioni della Troika hanno in questi anni distrutto. E poi ancora case popolari, sanità , elettricità gratis per le famiglie più bisognose.

Ormai la vera contrapposizione è tra coloro che vogliono riportare la democrazia al centro del villaggio e coloro che difendono interessi di non ben definite entità sovranazionali. Dunque, se si può dire che da una parte e dall'altra la destra e la sinistra autentiche, che si diceva fossero morte politicamente sul finire del decennio scorso, stiano risorgendo, si deve anche dire che allo stato dei fatti convergono sul medesimo binario della protesta a Bruxelles, Francoforte e i vari centri di potere situati oltre i confini nazionali.

venerdì 16 gennaio 2015

ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI JAN PALACH

"Un suicida in certi casi non scende all'Inferno."


Jan Palach (Praga, 11 agosto 1948 – Praga, 19 gennaio 1969) è stato un patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese.

Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 Jan Palach si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino per protesta contro l'occupazione sovietica e per svegliare le coscienze del suo popolo. 
Fu un sacrificio nel nome di un ideale chiamato "Libertà".
Nell'ultima lettera che lasciò, scrisse: "Poiché i nostri popoli sono sull' orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l' onore di estrarre il numero uno, è mio diritto scrivere la prima lettera e di essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l' abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il giornale delle forze di occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale illimitato, una nuova torcia si infiammerà". La lettera manifesto era firmata: la torcia n 1.

venerdì 26 dicembre 2014

UNA QUESTIONE DI BUONSENSO: CHI RAFFINA LA BENZINA NON PUO' PAGARLA TANTO QUANTO GLI ALTRI

Martedì 23 dicembre è partita in piazza Duomo ad Augusta la nostra raccolta firme per defiscalizzare il prezzo del carburante alla pompa (benzina e gasolio per autotrazione): una norma di buonsenso, visto che ad Augusta si raffina buona parte del greggio nazionale, con i relativi problemi ambientali e di salute per i cittadini che ne conseguono.
Allestiremo prossimamente dei punti di raccolta firme nei quartieri Isola-Centro Storico e Borgata di Augusta.


Qui di seguito il testo della mozione per cui stiamo raccogliendo le firme:

Alla Commissione Straordinaria
del Comune di Augusta

PETIZIONE POPOLARE

"Istituzione del fondo per la riduzione del prezzo, alla pompa, dei carburanti nei Comuni Siciliani, ove esistono impianti di raffineria di idrocarburi liquidi e gassosi"
Con la presente petizione popolare, i firmatari intendono richiedere alla Commissione Straordinaria del Comune di Augusta l’approvazione di una mozione che miri alla defiscalizzazione dei carburanti erogati alla pompa, a favore dei residenti dei Comuni in cui si trovano gli impianti di raffinazione degli idrocarburi.
Una analoga forma agevolativa è stata già attuata dal Ministero della Economia e delle Finanze di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico con D.M. del 12 novembre 2010 recante disposizioni per l’attuazione delle disposizioni previste dall’art. 45 della legge 23 luglio 2009 n. 99 per le regioni interessate dall’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi (es.: Regione Basilicata).
Nello specifico, si richiede che venga riconosciuto alle famiglie residenti nel Comune di Augusta una agevolazione, sul prezzo di acquisto alla pompa dei carburanti per autotrazione, benzina e/o gasolio di 30 centesimi di euro al litro, fino ad un massimo di 1000 litri/anno per famiglia. Tale sgravio potrebbe concretizzarsi attraverso il rilascio di una card magnetica ad ogni famiglia, da utilizzarsi presso i distributori di carburante aderenti all’iniziativa.
Questa forma di agevolazione viene proposta come ristoro per un territorio che, rispetto ad altri Comuni Italiani, paga la benzina due volte, poichè paga anche il prezzo del danno ambientale e di salute dovuto proprio alla presenza degli impianti petroliferi.

venerdì 19 dicembre 2014

LA BATTAGLIA PER L'AUTOBUS CATANIA-AUGUSTA SERALE CONTINUA!


A distanza di 2 mesi dall'invio della nostra petizione per ripristinare le corse autobus Catania-Augusta serali, la ditta Scionti non ci ha fatto pervenire nessuna risposta.
Noi non ci fermiamo e proprio per questo oggi abbiamo scritto al Dipartimento Regionale dei Trasporti, affinchè venga restituito ai pendolari augustani il sacrosanto diritto di poter viaggiare con i mezzi pubblici anche di sera.