martedì 19 aprile 2011

La politica estera italiana e l'emergenza immigrazione. DI LIBORIO DI FRANCO

Chi non ricorda gli onori faraonici con cui il Colonnello venne accolto in Italia, il discorso che tenne al Senato, quello che fu -opportunamente - annullato alla Camera, la “conferenza” all’auditorium di Roma per la quale il raìs volle un pubblico di sole donne? Tralasciando la diplomazia commerciale, una politica estera leggermente ruffiana. Per di più oggi tutte quelle manifestazioni di stima ed ossequio assumono un significato macabro, se solo si pensa che il loro destinatario abbia ordinato alla aeronautica militare libica di bombardare la folla e allesue navi da guerra di sparare a zero sulle città costiere, per poi accusare proprio l'Italia di armare i manifestanti e minacciare di interrompere i rifornimenti energetici. Sono state compiute delle scelte molto forti e forse...opportunistiche. Politica estera, quella perseguita dal nostro Governo, che non solo ci ha visti per un attimo lontani dai più importanti Paesi dell’Europa che decidono ormai incontrastati il futuro dell’eurozona, ma anche incapaci di assumere una posizione propositiva nell’ambito del Mediterraneo, scenario in cui l’Italia (da sempre) ha giocato un ruolo chiave.
 L' attenzione nel frattempo si è spostata dai campi di guerra ai luoghi di sbarco degli immigrati. Bisognerebbe distinguere giuridicamente l'immigrato clandestino dal rifugiato politico, ma la situazione di estrema emergenza venutasi a creare in Italia non dà il tempo di identificare la nazionalità dell'immigrato,che ne arrivano subito altri cento. Per limitare l'ondata migratoria si arriva all’agognato e tanto atteso accordo italo-tunisino,mentre alla frontiera francese continua la bagarre sull'accettazione degli immigrati che hanno attraversato l'Italia. Una posizione alquanto discutibile e che magari potrebbe celare non tanto un’innata tendenza al patriottismo francese, quanto una situazione di insicurezza ed inefficienza delle autorità d’Oltralpe a reggere tale situazione alquanto insostenibile. Intanto un'inaspettata apertura arriva dal presidente romeno Traian Basescu, che ha dichiarato che il suo Paese è pronto ad accogliere 200 migranti tunisini, in risposta all'appello alla solidarietà rivolto dall'Italia a TUTTI i membri dell'Unione Europea.
Le rivolte in Libia, Egitto e Tunisia sono avvenute nell’ assenza di un impegno italiano costante per indirizzare un fenomeno di grandissima portata storica in seguito alla quale, sicuramente nulla sarà più come prima, nel senso di uno sviluppo degli eventi che salvaguardi la stabilità dell’area ed i nostri interventi economici,nel quadro dell’istituzionalizzazione dei gruppi di rivolta in organizzazioni moderate e amiche. Per concludere, non si pensi che un'ambigua copia degli ordinamenti dei paesi d’Europa possa adattarsi a questi Paesi sempre molto caldi e da sempre legati maggiormente ad un'area d’influenza diversa rispetto alla matrice europea.

Nessun commento: