Avete presente il timoniere del Titanic, che cercava una manovra impossibile per evitare l’iceberg? Ecco Tremonti sta provando la stessa cosa. Facendo la somma tra la manovra di Luglio e la manovra di Ferragosto, otteniamo l’incredibile cifra di 125 miliardi di euro da spalmare nel triennio 2012-2014 e nei pochi mesi rimasti nel 2011. Come Quintino Sella nel 1876, anche l’Italia di oggi, sommersa dal debito pubblico, cerca disperatamente il pareggio di bilancio.
Il problema del debito pubblico è legato soprattutto agli interessi che dobbiamo pagare ogni anno( circa 70 miliardi di euro) e alla credibilità dei titoli di Stato( i famosi Btp decennali), che servono alle casse del Tesoro per avere liquidità. Un manovrone del genere non può che intaccare dei servizi o proporre nuove tasse, ma il problema è che siamo arrivati al limite da entrambe le parti. Le proposte contro l’evasione fiscale sembrano essere scritte da un comunista piuttosto che da un liberale ed è il segno più evidente di come si sia arrivato al limite. Il problema è legato all’assoluta incertezza dei saldi che derivino dalla lotta all’evasione, perché si può solo ipotizzare e non sono affatto certi, mentre i mercati, che si basano più sulla tranquillità psicologica che sull’effettivo stato dell’economia, continuano a navigare con la paura del famoso iceberg del rapporto debito/PIL al 119 %. Non dimentichiamoci che è vero che questo dato migliora se si riduce il debito, ma anche se si aumenta il PIL. Con una crescita del 1 % annuo in media( dopo il – 5 del 2009) di certo non si va da nessuna parte.
L’economia italiana ristagna ormai da molti anni e non è colpa della crisi del 2008, ma di decenni di problemi nell’approvvigionamento energetico, di infrastrutture, di formazione dei nuovi lavoratori, di politiche troppo impegnate a risolvere i problemi nell’immediato in modo provvisorio piuttosto che definitivo e soprattutto di politiche più attente a guadagnare voti piuttosto che agire per il bene del Paese, perché troppo impopolari. E, soprattutto, perché nel mondo occidentale arriviamo sempre ultimi quando ci sono innovazioni e raramente siamo i primi in qualcosa.
L’economia italiana ristagna ormai da molti anni e non è colpa della crisi del 2008, ma di decenni di problemi nell’approvvigionamento energetico, di infrastrutture, di formazione dei nuovi lavoratori, di politiche troppo impegnate a risolvere i problemi nell’immediato in modo provvisorio piuttosto che definitivo e soprattutto di politiche più attente a guadagnare voti piuttosto che agire per il bene del Paese, perché troppo impopolari. E, soprattutto, perché nel mondo occidentale arriviamo sempre ultimi quando ci sono innovazioni e raramente siamo i primi in qualcosa.
1 commento:
Ricomincia la stagione politica del Circolo "Ezra Pound" e contestualmente ricomincia l'attività di questo blog, con il presente articolo sulla questione economica scritto da Ottavio, che da quest'anno comincia la sua attività di corrispondente economico dalla Bocconi di Milano. E voi che ne pensate? Italia come il Titanic?
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