martedì 18 ottobre 2011

Indignados, un nome nuovo per i soliti noti. DI LIBORIO DI FRANCO

Indignati o rivoltosi? Indignati o criminali? Al corteo di Roma è accaduto quanto molti temevano. Migliaia di persone condotte in piazza allo sbando,si dice senza un minimo di organizzazione. Nessun servizio d’ordine. Nessun gruppo di comando. Nessuna difesa nei confronti di una parte dei manifestanti: quella arrivata a Roma per combattere, per distruggere, per uccidere.
Le dirette televisive hanno parlato per ore di black bloc. Ma era un bugia o un errore imperdonabile?
I tanti che hanno aggredito con furia la polizia, i carabinieri e la guardia di finanza non erano sicuramente alieni arrivati da Marte. Sono stati lasciati liberi di cercare il morto, di devastare il centro di Roma. Se questa è una parte della sinistra di governo, ha ragione Angelino Alfano, il segretario del Pdl: alle prossime elezioni, molti che volevano astenersi voteranno per il centro destra. 
Le opposizioni, però, insistono e chiamano in causa l'esecutivo. "Il governo ha il dovere di spiegare dettagliatamente come è stato possibile che un numero così alto di teppisti sia passato inosservato al lavoro preventivo del ministero dell'Interno" dichiara il vicepresidente di FLI, Italo Bocchino. ll capogruppo dell'Idv Massimo Donadi anticipa invece che "chiederemo al ministro cosa sia accaduto, perché i black bloc abbiano potuto agire con tale violenza mettendo in pericolo migliaia di manifestanti pacifici e a ferro e fuoco una città. Chi intende manifestare pacificamente ha il diritto di poterlo fare. E chi ha il dovere di proteggere i cittadini deve farlo". E anche il pidiellino Cicchitto chiede che il ministro dell'Interno Roberto Maroni vada a riferire alla Camera". Cosa che il ministro farà martedì: "In quella sede illustrerò le iniziative che intendo assumere per evitare che quanto accaduto ieri possa tornare a ripetersi in futuro".
Ma si fa sentire anche il Vaticano. Quelle immagini della statuetta della Madonnina distrutta da un manifestanti hanno fatto il giro del mondo. E la Santa Sede, per bocca di padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, commenta i disordini: "Esprimiamo condanna per violenze immotivate e gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti compiuti ieri".

Gli Indignati italiani sono una nostra vecchia conoscenza. All’inizio degli anni Settanta marciavano sotto le bandiere del Movimento studentesco. E con gli slogan più assurdi. Di solito gli obiettivi degli Indignati di quell’epoca non venivano mai raggiunti. Lo scopo numero uno era cambiare l’università. Possedevano ricette miracolose, la più importante prevedeva che gli atenei fossero nelle mani degli studenti. Non accadde nulla. L’università non soltanto non cambiò, ma diventò peggiore di prima. Anche allora gli Indignati avevano frange violente. Tutte rosse. Spesso diventavano pericolose, per i danni che facevano e per le reazioni che suscitavano. Nel novembre 1969, nel corso di una battaglia di strada in una zona centrale di Milano, via Larga, accopparono un giovanissimo agente di polizia, Antonio Annarumma. E per un pelo venne evitata una ritorsione pesante: l’irruzione all’Università statale dei colleghi della guardia uccisa, pronti a uscire dalle caserme con le armi. 
Nel grande corteo di ieri a Roma, gli Indignati del 2011 hanno provocato un disastro. Centri sociali, militanti no global, Cobas, no Tav, no Ponte di Messina, avanguardie della Fiom, antagonisti, anarchici, squatter, collettivi universitari senza bussola. Tutti raccolti sotto una sigla copiata dal movimento spagnolo. Ma ancora una volta la loro furia è servita soltanto a devastare il centro della capitale, a fare molti feriti, a bruciare automobili, a distruggere agenzie bancarie e negozi, a invadere edifici pubblici. 
Il bilancio di questa giornata di follia sarà tutto negativo per gli Indignati. Le istituzioni finanziarie prese di mira continueranno a lavorare, e spesso a sbagliare, come prima. La banche resisteranno, si spera: lì ci sono anche i risparmi delle famiglie di chi era in piazza. Il debito italiano dovrà essere pagato da tutti, a cominciare dai padri e dalle madri degli Indignati. E soprattutto, anche a partire da lunedì, rimarrà molto difficile trovare un lavoro fisso e pagato in modo soddisfacente. Con una conseguenza inevitabile: la frustrazione di molti ragazze e ragazzi aumenterà. Sfociando in una rabbia senza sbocco. E molto pericolosa per tutti.

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