martedì 17 gennaio 2012

VESPRI SICILIANI: IL RITORNO DALL'ISOLA CHE NON C'E' (PER I GIORNALI NAZIONALI)

articolo di Ottavio Pugliares
Lunedì 31 marzo 1282- Lunedì 17 gennaio 2012. Ci sono ben 730 anni di differenza, ma credo che, come non mai, la Sicilia sia tornata ad uno stato di medioevo tecnologico. La pesca e l'agricoltura sopravvivono a stento solo per gli aiuti statali, quella poca industria che c'è o è obsoleta o inquina oltre ogni limite immaginabile, lo stesso turismo di certo non ci permette la ricchezza della Svizzera. Nasce in questo contento la “rivolta dei forconi”, che ha costretto la Sicilia ad una paralisi totale delle vie di comunicazione a partire da ieri Lunedì 17 gennaio. Durerà almeno fino al 20. Voci non infondate affermano che rivolte simili, soprattutto da parte degli autotrasportatori, inizieranno nel resto d'Italia a partire dal 23. Eh sì, Italia. Perché fino a prova contraria, la Sicilia fa parte dell'Italia e ha festeggiato i 150 anni dall'Unità. Strano vero? Peccato che una rivolta popolare di dimensioni mai viste non sia nemmeno stata accennata dai telegiornali o dai grandi giornali italiani. Solo il Fatto Quotidiano ha messo la notizia in un angolo rilevante. Gli altri? Beh, il Corriere a stento l'ha messo nella pagina di Palermo. Troppo importanti prima le notizie sullo spread, questo numero assai virtuale che da alcuni mesi ci tormenta l'esistenza. Ormai è una notizia quotidiana e rispecchia la realtà con lo stesso valore di un oroscopo.
 Per non parlare delle agenzie di rating, davvero eccezionali. Standard & Poor's prima obbliga l'Italia a determinate manovre responsabili della benzina a 1,80 euro, il nostro Paese obbedisce dilaniando i più poveri, e poi si permette pure di abbassare il valore del debito pubblico a BBB+ da A-. Motivazioni talmente ingiustificate da non aver nemmeno la dignità di essere riportate in questo articolo. Peccato che con questi giudizi perdiamo un bel po' di miliardi, da ripagare con tagli e nuove tasse. La popolazione è davvero arrivata al limite. Di panem ne resta poco e i circences non penso che siano sufficienti. Non esiste più la minima attività senza una pesante tassa, non si capisce più nemmeno il motivo di provare a rischiare in una nuova impresa, se le banche prendono i soldi dall'Europa gratis e non finanziano gli investimenti o se la giustizia ti massacra con processi decennali e con costi enormi. Come dovremmo mai creare ricchezza così in Italia? E soprattutto come potrà mai fare la Sicilia a riprendersi continuando così? Non lo so, di certo hanno cancellato i treni notte della “speranza” tra il nord e il sud. Metafora di una situazione economica assai più grave. Gli istituti finanziari fanno profitti enormi grazie agli spread e accumulano denaro. Peccato semplicemente che la società è come un organismo umano, di cui il denaro ne rappresenta il sangue: se tutti i tessuti sono ben irrorati, l'organismo vive bene; se si accumula troppo in un organo, lasciando all'asciutto gli altri, a lungo andare questi vanno in cancrena e l'essere vivente muore. Anche l'organo pieno di sangue fa la stessa fine di quello povero. E mai come adesso il mondo potrebbe cambiare il suo volto. In peggio.

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