Le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia sono servite
come banco di prova per verificare la solidità delle coalizioni e degli
equilibri politici attuali.
Il primo dato che si evince è il calo netto del M5S: se alla
elezioni politiche nazionali del 24-25 febbraio 2013 il partito di Grillo aveva
raccolto il 27,2% dei consensi alla Camera nel collegio Friuli-Venezia Giulia
(196.218 voti), a meno di due mesi di
distanza la percentuale di preferenze scende al 19,21 % (103.133 voti) guardando
il dato del candidato alla presidenza della Regione grillino, mentre scende
addirittura al 13,75% (54.952 voti) se si guardano i voti di lista del
Movimento. Un trend negativo molto preoccupante, le cui cause sono da ricercare
soprattutto nella riluttanza del gruppo parlamentare a cercare il dialogo con
le altre forze politiche per formare un governo; poi, nelle esternazioni infelici del portavoce Grillo dopo l’elezione
di Giorgio Napolitano, più volte ritrattate e riviste al ribasso (si è passati
dal “golpe” al “golpettino”, dalla “rivoluzione” al Quirinale alla “passeggiata
ecologica” al Colosseo).
La sfida per la presidenza della Regione Friuli è stata un
testa a testa tra la candidata del centrosinistra ed il candidato del
centrodestra: ha vinto la Serracchiani (CSX) di un soffio, circa 2 mila voti,
nonostante la coalizione dei partiti di centrosinistra che la sosteneva abbia
preso oltre il 6% di voti in meno rispetto alla coalizione di centrodestra.
Per quanto riguarda le liste di partito, la tanto attesa
debacle del PD non c’è, pure il PDL tiene botta: entrambi i partiti hanno
riconfermato il dato delle precedenti elezioni, addirittura lo hanno
consolidato.
Da segnalare SEL che quasi
raddoppia il dato percentuale delle precedenti elezioni nazionali, passando dal
2,5% dei voti al 4,5%: voti probabilmente provenienti dall’area del partito di
Ingroia, non presente tra le liste alla Regione.
Chi va oltre il raddoppio nel calderone dei piccoli partiti
è La Destra di Storace, che cresce da 0,7% a 1,55%, in virtù della mancata
discesa in campo per queste regionali di Fratelli d’Italia, che pesca nel suo stesso bacino potenziale di voti.
Il dato curioso è rappresentato dalla lista sperimentale alle elezioni provinciali di
Udine, che ha visto schierati La Destra e Fratelli d’Italia insieme, ottendo un
incoraggiante 4,1%: segno che, se si fa aggregazione a destra del PDL,
qualcosa si raccoglie. Un promemoria da tenere in considerazione per le
prossime elezioni nazionali, dove una simile fusione potrebbe consentire di
superare gli sbarramenti alla Camera e al Senato.
2 commenti:
Interessante analisi, ma anche interessante prospettiva di lavoro per ricompattare le destre, ma per dare, sopratutto, un futuro all'Italia e agli italiani!
Grazie Aldo, continua a seguirci, a breve articolo sui marò!
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