sabato 27 aprile 2013

IL CASO MARO': CHI FA L'INDIANO?

Si è svolto nella giornata di martedì 23 aprile un incontro avente ad oggetto la delicata questione dei fucilieri della Marina Militare Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, tra gli studenti dell’Università Luiss di Roma e il Ministro degli Esteri dimissionario del Governo Monti, Conte Giulio Terzi di Sant’Agata, incontro che ha visto tra gli altri la partecipazione della Prof.ssa Angela Delvecchio, Docente di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea presso la stessa Università.

Parecchi i profili dibattuti, sia d’ordine politico-istituzionale che squisitamente giuridico.

La vicenda, per quanto turbolenta, è per gran parte nota a tutti. Era il 15 febbraio 2012 quando a 22,5 miglia nautiche dalle coste dello stato indiano del Kerala, dalla petroliera Enrica Lexie vengono sparate alcune raffiche di mitragliatrice per scongiurare l’abbordaggio di un gruppo di uomini, “messisi in scia” a bordo di un natante non identificato e non registrato presso alcun registro navale in quanto considerata piccola imbarcazione nell'area marittima Indiana. Nella sparatoria, due di quelli che poi vengono identificati come semplici pescatori rimangono tragicamente uccisi. Uno spiacevole equivoco che da più di un anno a questa parte ha alimentato una vera e propria controversia internazionale tra Italia e India, lungi dall’essere definitivamente risolta. Durante l’incontro l’ex Ministro non ha mancato di sottolineare quanto sia prioritario anche per il nuovo governo, di qualsiasi colore o formazione esso sia, affrontare la delicata questione dei due marò con la fermezza e la competenza che essa richiede. Eppure molti conti non tornano.
L'ex Ministro Giulio Terzi
 Terzi ha definito “inopinata” la decisione(non sua, a quanto pare) di rimandare i marò in India, dove ha comunque tenuto a precisare che il loro trattamento è differenziato e più favorevole rispetto a quello dei normali detenuti, e ha messo in guardia dall’insorgere di posizioni radicalmente nazionalistiche che si pongono in palese contrasto con l’apertura ad organismi internazionali cui l’Italia cede volontariamente la propria sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati, per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni, ma che invece costituiscono il fulcro attorno al quale ruota la politica estera di molti Paesi emergenti, India inclusa. Inoltre, l'ex Ministro ha puntato il dito contro le indagini della magistratura indiana, ritenute lentissime e lacunose, soprattutto con riferimento alle perizie balistiche, le cui risultanze non hanno ancora fatto piena luce di come siano andate veramente le cose a bordo della Enrica Lexie.

Senza dubbio, v’è da sottolineare come le pretese di giurisdizione indiana sull’intera vicenda siano palesemente infondate e inammissibili.

Nella sua lucida esposizione, che ha succeduto l’intervento dell’On. Terzi, la Prof.ssa Delvecchio ha illustrato come effettivamente vi siano ampi margini di azione per la diplomazia italiana, che invece purtroppo si è rivelata inadeguata e incapace di prendere quelle decisioni forti che il popolo si aspettava a difesa della propria sovranità. Anzitutto, la distanza dalle coste indiane appare rilevante : l’incidente è avvenuto in acque che dal punto di vista del diritto del mare sono da considerare in tutto e per tutto acque internazionali, dove com’è noto si applica il principio della giurisdizione dello stato di bandiera. Qual è qui lo stato di bandiera? Pare indubbio che i marò, trovandosi a bordo della petroliera, siano unicamente sottoponibili alla giurisdizione italiana. Né l’India potrebbe avanzare pretese con riferimento all’imbarcazione vittima degli spari di mitragliatrice, giacché in base a quanto viene evidenziato dalla sentenza della Corte del Kerala sulla vicenda, il St. Anthony non era registrato presso il registro navale indiano, e quindi navigava senza bandiera, in quanto unicamente destinato alla navigazione presso acque interne. 

L’India ha obiettato chiedendo l’applicazione del proprio diritto interno, che estende arbitrariamente i poteri delle autorità del Paese anche al di fuori del limite delle 12 miglia che è quello delle acque territoriali e che non tiene in minima parte conto né dei principi stabiliti all’interno della Convenzione ONU per il diritto del mare di Montego Bay(1982), né dell’immunità funzionale che deve essere garantita ai corpi militari di uno Stato all’estero, di modo che così come i soldati inglesi e americani non possono essere processati dai Talebani, così anche i nostri marò dovrebbero essere giustamente processati presso una Corte italiana, che ripristini il giusto diritto e stabilisca un equo indennizzo a favore delle famiglie delle vittime colpite dalla tragedia. Si badi bene che l’immunità funzionale dei corpi militari è un istituto significativo e dalle solide radici storiche, risalente ai tempi della Repubblica Marinara di Venezia.

E' pur altresì importante rimarcare il fatto che acconsentire l'entrata della petroliera nelle acque indiane per agevolare la ricostruzione dell'accaduto potrebbe essere vista come una rinuncia all'immunità che spetterebbe di diritto all'Italia. La decisione tuttavia non fu presa spontaneamente, anzi come ha rimarcato il Conte Giulio Terzi di Sant’Agata,il fatto di far scendere i due marò fu presa per evitare una strage ed un conflitto altrimenti inevitabile.
Qual è dunque la soluzione della vicenda in concreto?

La risposta della Convenzione ONU è molto chiara : in base a due articoli distinti, l’Italia ha la possibilità di richiedere la formazione di un tribunale arbitrale che giudichi della vicenda, a prescindere dall’accettazione da parte delle autorità indiane, e chiedere, con la formazione del tribunale, l’applicazione di determinate misure cautelari quali la liberazione dei due soldati e la loro riconsegna alle autorità italiane. Senza dubbio, solo un Governo forte e coeso sarebbe capace di intraprendere un’azione di questo genere.

2 commenti:

Faber ha detto...

Penso ke il vero indiano sia stato finora il governo Monti

Faber ha detto...

Penso ke il vero indiano sia stato finora il governo Monti