
In primo luogo, possono acquisirla tutti coloro che nascono
da genitori di cui almeno uno sia italiano. Chi è nato in Italia, ma non è
figlio di genitori italiani, può acquisirla al compimento del diciottesimo anno
di età (emblematico, in questo senso, è l’esempio del famoso calciatore Mario
Balotelli). Per chi invece non è nato in Italia, la cittadinanza la si può
ottenere per matrimonio con un italiano/a (dopo due anni), se si è rifugiati o
apolidi (dopo cinque anni), o se si risiede ininterrottamente nel territorio
italiano per 10 anni, se si è cittadini extracomunitari, o quattro, se
cittadini comunitari.
E nel resto d’Europa invece? Le norme sono diverse tra loro,
ma un dato è costante : lo ius soli, come unico requisito, non basta ad
acquisire la cittadinanza.
- Nella civilissima Germania, ad esempio, il minore può acquisire la cittadinanza se almeno uno dei due genitori vive nel paese da almeno otto anni e abbia un permesso di soggiorno permanente da almeno tre.
- In Olanda occorre invece aver compiuto diciotto anni, risiedere ininterrottamente nel paese da almeno cinque e avere un permesso di soggiorno permanente.
- Anche in Spagna le regole non sono molto diverse : si può acquisire la cittadinanza per residenza (per 10 anni almeno, come in Italia), o per matrimonio (dopo un anno).
A ben vedere, dunque,
l’unico esempio di ius soli << classico >> può essere rinvenuto negli
Stati Uniti d’America, da secoli ormai meta privilegiata di migranti in cerca
di fortuna e condizioni di vita migliori. Ciò serve solo a rimarcare le
differenze tra una Nazione “nuova” che si è fondata sull’immigrazione dagli
altri continenti e anzi ha fatto proprio di questa il suo punto di forza,
stante la domanda continua di forza-lavoro, e Nazioni che invece hanno
modellato la loro identità e rispettive differenze nel corso di secoli e secoli
di storia.

Nessun commento:
Posta un commento