Si è svolto nella giornata di martedì 23 aprile un incontro avente ad oggetto la delicata questione dei fucilieri della Marina Militare Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, tra gli studenti dell’Università Luiss di Roma e il Ministro degli Esteri dimissionario del Governo Monti, Conte Giulio Terzi di Sant’Agata, incontro che ha visto tra gli altri la partecipazione della Prof.ssa Angela Delvecchio, Docente di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea presso la stessa Università.
Parecchi i profili dibattuti, sia d’ordine
politico-istituzionale che squisitamente giuridico.
La vicenda, per quanto turbolenta, è per gran parte nota a
tutti. Era il 15 febbraio 2012 quando a 22,5 miglia nautiche dalle coste dello
stato indiano del Kerala, dalla petroliera Enrica Lexie vengono sparate alcune
raffiche di mitragliatrice per scongiurare l’abbordaggio di un gruppo di
uomini, “messisi in scia” a bordo di un natante non identificato e non
registrato presso alcun registro navale in quanto considerata piccola
imbarcazione nell'area marittima Indiana. Nella sparatoria, due di quelli che
poi vengono identificati come semplici pescatori rimangono tragicamente uccisi.
Uno spiacevole equivoco che da più di un anno a questa parte ha alimentato una
vera e propria controversia internazionale tra Italia e India, lungi
dall’essere definitivamente risolta. Durante l’incontro l’ex Ministro non ha
mancato di sottolineare quanto sia prioritario anche per il nuovo governo, di
qualsiasi colore o formazione esso sia, affrontare la delicata questione dei
due marò con la fermezza e la competenza che essa richiede. Eppure molti conti
non tornano.
L'ex Ministro Giulio Terzi |
Senza dubbio, v’è da sottolineare come le pretese di
giurisdizione indiana sull’intera vicenda siano palesemente infondate e
inammissibili.
Nella sua lucida esposizione, che ha succeduto l’intervento
dell’On. Terzi, la Prof.ssa Delvecchio ha illustrato come effettivamente vi
siano ampi margini di azione per la diplomazia italiana, che invece purtroppo
si è rivelata inadeguata e incapace di prendere quelle decisioni forti che il
popolo si aspettava a difesa della propria sovranità. Anzitutto, la distanza
dalle coste indiane appare rilevante : l’incidente è avvenuto in acque che dal
punto di vista del diritto del mare sono da considerare in tutto e per tutto
acque internazionali, dove com’è noto si applica il principio della
giurisdizione dello stato di bandiera. Qual è qui lo stato di bandiera? Pare indubbio
che i marò, trovandosi a bordo della petroliera, siano unicamente sottoponibili
alla giurisdizione italiana. Né l’India potrebbe avanzare pretese con
riferimento all’imbarcazione vittima degli spari di mitragliatrice, giacché in
base a quanto viene evidenziato dalla sentenza della Corte del Kerala sulla
vicenda, il St. Anthony non era registrato presso il registro navale indiano, e
quindi navigava senza bandiera, in quanto unicamente destinato alla navigazione
presso acque interne.
L’India ha obiettato chiedendo l’applicazione del proprio
diritto interno, che estende arbitrariamente i poteri delle autorità del Paese
anche al di fuori del limite delle 12 miglia che è quello delle acque
territoriali e che non tiene in minima parte conto né dei principi stabiliti
all’interno della Convenzione ONU per il diritto del mare di Montego Bay(1982),
né dell’immunità funzionale che deve essere garantita ai corpi militari di uno
Stato all’estero, di modo che così come i soldati inglesi e americani non
possono essere processati dai Talebani, così anche i nostri marò dovrebbero
essere giustamente processati presso una Corte italiana, che ripristini il
giusto diritto e stabilisca un equo indennizzo a favore delle famiglie delle
vittime colpite dalla tragedia. Si badi bene che l’immunità funzionale dei
corpi militari è un istituto significativo e dalle solide radici storiche,
risalente ai tempi della Repubblica Marinara di Venezia.
E' pur altresì importante rimarcare il fatto che acconsentire
l'entrata della petroliera nelle acque indiane per agevolare la ricostruzione dell'accaduto
potrebbe essere vista come una rinuncia all'immunità che spetterebbe di diritto
all'Italia. La decisione tuttavia non fu presa spontaneamente, anzi come ha
rimarcato il Conte Giulio Terzi di Sant’Agata,il fatto di far scendere i due
marò fu presa per evitare una strage ed un conflitto altrimenti inevitabile.
Qual è dunque la soluzione della vicenda in concreto?
La risposta della Convenzione ONU è molto chiara : in base a
due articoli distinti, l’Italia ha la possibilità di richiedere la formazione
di un tribunale arbitrale che giudichi della vicenda, a prescindere
dall’accettazione da parte delle autorità indiane, e chiedere, con la
formazione del tribunale, l’applicazione di determinate misure cautelari quali
la liberazione dei due soldati e la loro riconsegna alle autorità italiane.
Senza dubbio, solo un Governo forte e coeso sarebbe capace di intraprendere
un’azione di questo genere.
2 commenti:
Penso ke il vero indiano sia stato finora il governo Monti
Penso ke il vero indiano sia stato finora il governo Monti
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