martedì 18 febbraio 2014

ANALISI DEL VOTO IN SARDEGNA

articolo di Claudio Forestiere

Domenica 16 febbraio 2014 si è votato il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna e non sono mancati i colpi di scena prima, durante e dopo le votazioni ed il successivo responso delle urne. I dati definitivi non sono stati ancora resi ufficiali, poiché mancano all'appello 8 sezioni su 1836, ma l'esiguo numero di sezioni mancanti non pregiudica la possibilità di effettuare una prima analisi del voto.
I Collegi elettorali in cui
è suddivisa la Sardegna
Le elezioni regionali sarde sono state condizionate nel “pre-partita” da due importanti forfait: quello del Movimento 5 Stelle, dilaniato al suo interno dalla eccessiva litigiosità, e quello del Nuovo Centrodestra di Alfano, che ufficialmente ha preferito concentrarsi sullo strutturarsi e organizzarsi in vista delle elezioni europee del 2014. In realtà, dietro alla non partecipazione di entrambi i partiti, potrebbe esserci la strategia di non sottoporsi alla bieca logica dei numeri e delle percentuali di voto e per non esporsi negativamente in vista dei prossimi appuntamenti elettorali (una defaillance in questo momento potrebbe costare cara a entrambi). Il M5S ha potuto constatare in Friuli che l'appeal del partito alle Regionali cala vertiginosamente rispetto al dato nazionale, mentre un flop del NCD a queste elezioni avrebbe potuto minare la credibilità di Alfano e compagni nell'eventualità, oggi più presente che mai, di un rimpasto governativo.

Ad urne chiuse, emerge subito il dato negativo e forse più significativo di queste elezioni sarde: il forte astensionismo dell'elettorato, con un calo di oltre il 15% dei votanti (si è passati dal 67,58% delle precedenti elezioni regionali del 2009 al 52,23% di domenica). Complice di questo risultato sarà stata certamente il tempo di apertura delle urne, limitato alla sola giornata di domenica (alle precedenti elezioni si votò anche il lunedì), ma il semplice fatto che quasi un elettore sardo su due non sia andato a votare è indice della spropositata disaffezione dell'elettorato alla politica in questo periodo, caratterizzato dalla mancata attuazione di riforme necessarie al riavvio del Paese.

Dopo lo spoglio, viene sancita la vittoria di Francesco Pigliaru (42,45%), candidato della coalizione di centrosinistra, che batte il Governatore uscente di centrodestra Ugo Cappellacci (39,65%), che si è comunque complimentato con il vincitore con un gesto all'insegna del fair play. La vittoria è stata subito salutata con favore da Renzi, che non ha perso occasione per una delle sue “instant call” tese ad accaparrarsi l'attenzione dei media e la paternità del successo elettorale.

La legge elettorale sarda, in virtù del risultato ottenuto, attribuisce il 60% dei seggi in Consiglio Regionale alla coalizione guidata da Pigliaru; il restante 40% dei seggi va assegnato interamente alla coalizione che ha sostenuto Cappellacci, poiché la coalizione che sosteneva la terza classificata, l'outsider Michela Murgia, non ha superato lo sbarramento del 10%, nonostante il suo risultato personale andasse oltre questa soglia grazie alla possibilità del voto disgiunto (candidato alla presidenza- lista al Consiglio Regionale). Sempre il voto disgiunto ha penalizzato Cappellacci: infatti, se a livello di candidatura personale alla presidenza della Regione Pigliaru lo stacca del 2,8%, sul piano dei voti di lista la situazione si ribalterebbe, con il centrodestra che totalizza il 43,87% dei voti, contro il risultato della coalizione di centrosinistra, che si è fermata al 42,39% (-1,5%). Cappellacci inoltre è stato penalizzato dalla presenza di Mauro Pili, ex PDL, come sfidante a questa tornata elettorale, il quale ha rosicchiato sicuramente qualche punto percentuale all'area di centrodestra, raggiungendo quota 5,72% dei voti totali. Ancora una volta si ripete in piccolo un caso Sicilia, dove Nello Musumeci perse il duello con Crocetta a causa della compartecipazione alla sfida elettorale di Miccichè, che spaccò l'elettorato di centrodestra in due tronconi. Insomma, se il centrodestra unito potrebbe avere qualche chance di vittoria, quando va diviso perde il piatto grosso.

Da segnalare, infine, la crescita dei piccoli partiti, Fratelli d'Italia (2,8%, +1% rispetto al proprio risultato alle nazionali 2013 nel collegio Sardegna, ha ottenuto un seggio al Consiglio regionale sardo) UdC (7,61% , +4,8% rispetto alle nazionali e 4 seggi), Sel (5,18 %,+1,5% rispetto alle nazionali e 4 seggi) e Centro Democratico (2,11%, +1,5% rispetto alle nazionali e un seggio). Per quanto riguarda i grandi partiti, il primo partito resta sempre il Pd (22,06%, -3% rispetto al dato nazionale) seguito da Forza Italia (18,52%, -2% rispetto al dato nazionale), entrambi in calo rispetto alle elezioni politiche del 2013 per il collegio Sardegna.

Fonte dati: http://www.repubblica.it/static/speciale/2014/elezioni/regionali/sardegna.html

Nessun commento: