venerdì 4 febbraio 2011

E se davvero scendesse in campo il "Partito do pilu"... di LIBORIO DI FRANCO

Come un po’ tutti i personaggi che popolano il piccolo schermo tricolore, era prevedibile che, prima o poi, anche il depravato, ignorante e corrotto imprenditore calabrese Cetto La Qualunque sarebbe arrivato..

E, ovviamente, è il comico Antonio Albanese a concedergli anima e corpo all’interno di una vicenda che, dopo una lunga latitanza all’estero, lo vede impegnato a farsi eleggere sindaco della propria cittadina.

Una vicenda che, tirando in ballo l’immaginario PDP, ovvero il Partito du pilu, lascia sicuramente (intra)vedere allegorici riferimenti (volontari?) agli scandali legati al berlusconismo d’inizio XXI secolo, sfruttando però simboli e colori che sembrano attingere da un po’ tutto il panorama politico dello stivale.

Del resto, poco c’interessa sapere se rientri nella destra o nella sinistra il grottesco cafone del sud Italia.Un cafone che non paga le tasse per paura che poi gli venga la voglia di continuare a farlo e il cui motto è "più pilu e cemento armato"; mentre a contornarlo e dirigerlo c’è Jerry alias Sergio Rubini,uomo (assai colto e ben pagato!) impegnato a fargli da suggeritore per il comportamento da assumere nel periodo delle elezioni, e una bella ragazza di colore, alla quale si è legato quando era all’estero, ma che chiama "Cosa" perché non ne ricorda il nome.

Tutti al servizio di una lunga barzelletta su celluloide il cui umorismo, però, tenendo in considerazione le drammatiche tematiche affrontate, non sembra celare troppo un certo velo d’amarezza, tanto da ricordare in alcuni punti le commedie più feroci di Mario Monicelli.

Dagli sketch tv al grande schermo, l'irresistibile, becero personaggio, ha caratterizzato i tanti comizi elettorali al grido di "Chiù ppilu ppè tutti!" (slogan che, a sorpresa, nel film non viene mai utilizzato). Così, tra tormentoni e marchi di fabbrica ("Cazzu cazzu, iu iu!!", "Fatti i cazzi toi!"), Qualunquemente, pur se con tre anni di ritardo rispetto all'idea, indossa più o meno volontariamente la veste dell'instant-movie a scapito dell'apparente leggerezza "da commedia" che accompagna da sempre il protagonista e, insieme a lui, i veri e propri gazebo per le strade italiane: si ride meno del previsto, dunque, perché paradossalmente, "infattamente e senzadubbiamente", il film fotografa alcuni aspetti del nostro paese, della nostra "società civile", della politica ("Ci sono schede bianche? Colorale..."), già ampiamente sorpassati dalla realtà delle cose e dalle cronache. Albanese però non si trova d’accordo con chi definisce “satira” il suo lavoro: “È una parola inflazionata… forse lo è ma a me piace parlare di comicità, ampia, a 360 gradi. Satira è una parola maltrattata. Sono momenti difficili..."

Il comico ha poi ribadito che “mai e poi mai” il testo sia stato adattato in base agli avvenimenti di cronaca che andavano in parallelo con il lavoro. Ammette comunque un lato inquietante di quello che racconta: “Sì, parla di un paese che non rialza la testa, lascia l’amaro in bocca. Noi speriamo che il capo si rialzi, è per questo che abbiamo fatto un film così: per ridicolizzare certi personaggi. Se Cetto è di destra o di sinistra? È medio alto. È orizzontale.”

Ciò che si potrebbe chiedere e ipotizzare sarà: riuscirà una risata tragi-comica a far “abbassare i toni” usati ?

O almeno,cambiando certi atteggiamenti di maldicenza, addirittura quasi contro l’interesse nazionale , a mirare alla felicità e al benessere della popolazione?

Una cosa è certa: Cetto vive in un mondo parodistico, quasi surreale, ma cosa ci fa credere di non vivere in un mondo anche simile?

2 commenti:

di Fabrizio Vaccaro ha detto...

nulla.
Intanto bell'articolo.
Cmq l'altra sera vedevo un documentario sulla Calabria, e vi sembrerà incredibile ma sembrava una fotografia di QUALUNQUEMENTE !! ihih Gente che ha costruito casa sua attaccata alle mura di un castello medievale, sindaci a cui fanno scoppiare la makkina una volta al mese, paesi in cui le tasse le paga solo il 30 per cento dei contribuenti.
Spezzerei una lancia in favore della sicilia, perlomeno un po' da noi la situazione è migliorata..

Anonimo ha detto...

Sicuramente non è così evidente e palese come in Calabria...