La manovra correttiva che sta compiendo il Governo Monti assume sempre più le fattezze di una terapia che, invece di curare il malato, ne decreta l'inesorabile sprofondamento nel baratro della morte. E c'è poco da scherzare, alla luce dei suicidi che si susseguono in tutta Italia: stavolta non c'è differenza di ceto sociale, la crisi colpisce sia gli operai che gli imprenditori, per una volta accomunati nel triste epilogo a cui conduce la stessa spirale di ansie, angosce e depressioni.
E dopo aver assistito alla paventata bizzarrìa della tassazione di 2 centesimi sugli sms, mentre nessun esponente politico di maggioranza accenna a mollare la presa sull'opinabile finanziamento pubblico ai partiti, celato sotto le mentite spoglie di un "rimborso spese", la scure adesso potrebbe abbattersi sui dottorandi, specializzandi e ricercatori universitari.
Infatti, uno degli emendamenti al testo della legge di conversione del cosiddetto “decreto fiscale” n.16 del 2 marzo 2012, approvato dal Senato e pertanto incluso nel testo ora passato alla Camera per l'approvazione definitiva, prevede, a fronte di una positiva franchigia per le borse di studio (erogate da soggetti diversi dalle università e dalle regioni) inferiori a un importo lordo annuale complessivo di 11.500 euro, l'introduzione del prelievo fiscale sulle borse di studio per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca, di perfezionamento e di specializzazione erogate dalle università, nonché gli assegni di studio erogati dalle regioni, tutti importi attualmente esentati a norma della legge 476 del 13 agosto 1984.
Ai dottorandi, specializzandi e ricercatori universitari non resta che affidarsi alla clemenza della Camera dei Deputati, nella speranza che l'emendamento possa essere rivisto.
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