martedì 23 aprile 2013

ELEZIONI IN FRIULI: IL RISULTATO CONDANNA GRILLO E PROMUOVE LA FUSIONE FDI-LA DESTRA


Le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia sono servite come banco di prova per verificare la solidità delle coalizioni e degli equilibri politici attuali.
Il primo dato che si evince è il calo netto del M5S: se alla elezioni politiche nazionali del 24-25 febbraio 2013 il partito di Grillo aveva raccolto il 27,2% dei consensi alla Camera nel collegio Friuli-Venezia Giulia (196.218 voti), a  meno di due mesi di distanza la percentuale di preferenze scende al 19,21 % (103.133 voti) guardando il dato del candidato alla presidenza della Regione grillino, mentre scende addirittura al 13,75% (54.952 voti) se si guardano i voti di lista del Movimento. Un trend negativo molto preoccupante, le cui cause sono da ricercare soprattutto nella riluttanza del gruppo parlamentare a cercare il dialogo con le altre forze politiche per formare un governo; poi, nelle esternazioni  infelici del portavoce Grillo dopo l’elezione di Giorgio Napolitano, più volte ritrattate e riviste al ribasso (si è passati dal “golpe” al “golpettino”, dalla “rivoluzione” al Quirinale alla “passeggiata ecologica” al Colosseo).
La sfida per la presidenza della Regione Friuli è stata un testa a testa tra la candidata del centrosinistra ed il candidato del centrodestra: ha vinto la Serracchiani (CSX) di un soffio, circa 2 mila voti, nonostante la coalizione dei partiti di centrosinistra che la sosteneva abbia preso oltre il 6% di voti in meno rispetto alla coalizione di centrodestra.
Per quanto riguarda le liste di partito, la tanto attesa debacle del PD non c’è, pure il PDL tiene botta: entrambi i partiti hanno riconfermato il dato delle precedenti elezioni, addirittura lo hanno consolidato.
 Da segnalare SEL che quasi raddoppia il dato percentuale delle precedenti elezioni nazionali, passando dal 2,5% dei voti al 4,5%: voti probabilmente provenienti dall’area del partito di Ingroia, non presente tra le liste alla Regione.
Chi va oltre il raddoppio nel calderone dei piccoli partiti è La Destra di Storace, che cresce da 0,7% a 1,55%, in virtù della mancata discesa in campo per queste regionali di Fratelli d’Italia, che pesca nel suo stesso bacino potenziale di voti. Il dato curioso è rappresentato dalla lista sperimentale alle elezioni provinciali di Udine, che ha visto schierati La Destra e Fratelli d’Italia insieme, ottendo un incoraggiante 4,1%: segno che, se si fa aggregazione a destra del PDL, qualcosa si raccoglie. Un promemoria da tenere in considerazione per le prossime elezioni nazionali, dove una simile fusione potrebbe consentire di superare gli sbarramenti alla Camera e al Senato.

2 commenti:

Aldo Rovito ha detto...

Interessante analisi, ma anche interessante prospettiva di lavoro per ricompattare le destre, ma per dare, sopratutto, un futuro all'Italia e agli italiani!

Circolo Ezra Pound, dal 1998 l'unica vera destra giovanile augustana ha detto...

Grazie Aldo, continua a seguirci, a breve articolo sui marò!