
Resta il problema energetico nazionale: i combustibili fossili tradizionali diventano sempre più inaffidabili per le instabilità politiche dei Paesi fornitori e le nostre bollette dell'energia elettrica tenderanno inesorabilmente al rialzo nei prossimi anni. Paghiamo già molto più dei cugini francesi, affezionati amici del nucleare, e dei vicini spagnoli.
Quindi, se nucleare non dev'essere, qual è la strada migliore percorribile?

Di fronte alla antieconomicità del fotovoltaico e del solare termodinamico, che possono sussistere solo se adeguatamente incentivati dallo Stato, l'energia eolica invece sta diventando realmente competitiva, merito (inutile dirlo) anche dei cinesi che hanno portato ad abbassare il prezzo per megawatt installato sotto il milione di euro, contro i 2-3 milioni di qualche anno fa.
Sembra essere in via di risoluzione definitiva pure il problema derivante dalla intermittenza della fonte "vento": in Germania e Danimarca si vanno sperimentando impianti ibridi eolico-idrogeno, dove l'energia elettrica in eccesso prodotta dalle turbine eoliche viene utilizzata per produrre idrogeno tramite elettrolisi, che funge così da accumulatore di energia.
Quante volte avete visto le turbine eoliche ferme? Questo accade perchè non si ha modo di immagazzinare l'energia, che deve essere consumata nello stesso istante in cui viene prodotta. Gli impianti eolici sono i primi ad essere arrestati quando si produce energia in eccesso, vista la rapidità dei tempi di riavvio, questione di pochi minuti in confronto con le 6-8 h necessarie ad un impianto a vapore o ad un impianto a carbone.
Inoltre, sarebbe antieconomico accendere e spegnere continuamente questo tipo di impianti, che quindi lavorano quasi ininterrottamente per garantire la quota parte di energia richiesta dalla rete nazionale al di sotto del quale non si scende mai durante le 24h.
L'ibridazione eolico-idrogeno permetterà di sfruttare al 100% l'energia del vento, abbattendo i fermi impianto imposti dal Gestore Elettrico.
Confidiamo nel fatto che di questi progressi venga resa partecipe l'intera Europa, in una precisa ottica di convergenza tra i Paesi Comunitari per una politica comune e condivisa dell'energia.
Mai come nel campo energetico è indispensabile una comunione di intenti internazionale, perchè non è più tollerabile il paradosso per il quale l'Italia ripudi il nucleare e poi si ritrovi i reattori a 40 km dal confine francese, costretta perfino ad acquistare l'energia che essi producono: è inaccettabile pagare due volte, una volta in denaro e una volta in sicurezza.
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